Come viaggiano i prodotti ortofrutticoli italiani via mare per l'esportazione?

Berlino – Attualmente le importazioni e le esportazioni del settore ortofrutticolo transitano quasi esclusivamente attraverso i terminal container, che ora sono dotati di prese di corrente per alimentare i container refrigerati e sono situati vicino ai magazzini refrigerati. In Liguria, la frutta fresca transita attraverso tre porti: Savona-Vado, Genova e La Spezia. A Vado Ligure, il terminal reefer fa parte della più ampia piattaforma container di APM Terminal. Le sue operazioni sono quindi orientate ad accogliere i container refrigerati nei suoi magazzini a temperatura controllata, e continua ad ospitare anche alcune navi cargo che trasportano principalmente merci per il gruppo Orsero.

A Genova, il terminal VTE di Voltri ospita il più grande magazzino frigorifero virtuale d'Italia, con centinaia di punti di alimentazione in tutto il piazzale container. I container refrigerati vengono gestiti, anche se in misura minore, anche in altri terminal, come Messina e SECH. A La Spezia, i container refrigerati arrivano a Contship LSCT che, come Vado, Voltri e SECH, dispone di un centro di ispezione; anche il Terminal del Golfo di Tarros gestisce una parte di questo traffico. Nel 2018, quest'ultimo ha gestito 2.100 TEU in importazione. Il 77% di questi proveniva dalla Turchia, il 21% dall'Egitto e il resto da altri Paesi. Inoltre, 900 TEU sono stati esportati dall'Italia. Di questi, il 32% era diretto in Turchia, il 30% in Libia e il 13% in Egitto. Inoltre, sono stati trasportati 1.222 TEU in cross trading, senza alcun coinvolgimento dei porti italiani.

La frutta viaggia anche sulle navi ro-ro. In questo caso, però, all'arrivo i prodotti devono essere stoccati in un magazzino dedicato, struttura che non è più disponibile nel porto di Genova, mentre lo è ancora a Vado Ligure e Civitavecchia.

Lungo il Mar Tirreno, il porto principale del settore è quello di Civitavecchia, ma c'è anche Salerno, che opera da tempo nel settore. Gli operatori ortofrutticoli utilizzano sempre più spesso anche il porto di Gioia Tauro (per le importazioni dall'Egitto). Nell'Adriatico, i porti più attivi nel settore sono quelli di Trieste e Venezia, oltre a Ravenna. Il traffico ha origine in Egitto e Turchia ed è spesso diretto attraverso il confine italiano verso la Germania e la Polonia. In generale, i porti italiani svolgono un ruolo maggiore nelle attività di importazione, soprattutto dal Nord Africa e dall'America Latina, mentre le esportazioni viaggiano principalmente su strada verso i mercati di destinazione dell'Europa centrale e settentrionale. Una parte dei prodotti viaggia anche verso nord, raggiungendo i porti del Northern Range, da dove vengono caricati e spediti verso destinazioni transoceaniche. L'esportazione via mare dai porti italiani esiste, ma tende a seguire schemi stagionali e aree di produzione; mentre i kiwi coltivati in Piemonte vengono imbarcati nei porti liguri, le mele coltivate in Trentino tendono a prendere la rotta adriatica.

Se il problema delle navi che affondano di tanto in tanto è ormai un ricordo del passato, il problema più preoccupante per chi viaggia per mare è sicuramente il costo del carburante.

Con quasi 5,6 miliardi di euro (+ 8%) è record storico per l'ortofrutta Made in Italy all'estero con l'export che nel 2021 raggiungerà il suo massimo storico, raddoppiando i valori registrati all'esordio del secolo, ma il risultato è ora messo a rischio dal marcato aumento dei costi di trasporto con punte del + 35% trainate dal prezzo del carburante e dalla carenza di infrastrutture e hub commerciali in Italia.

È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento a Fruit Logistica 2022 di Berlino, la principale fiera internazionale dove il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, è presente in loco per incontrare gli operatori italiani che sono in gran parte preoccupati per l'impatto della guerra in Ucraina.

I prodotti ortofrutticoli Made in Italy che crescono maggiormente in valore all'estero – spiega la Coldiretti – sono le albicocche (+ 75%), le mele (+ 5%), i kiwi (+ 2%), i pomodori (+10, 5%), la lattuga (+ 4%), i cavoli (+ 10%), l'uva è stabile (+ 0,4%) mentre sono in calo gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%).

I consumatori che apprezzano maggiormente l'ortofrutta italiana sono i tedeschi, che mettono nel carrello quasi un terzo (30,4%) di tutto ciò che viene spedito all'estero dall'Italia, per un valore di quasi 1,7 miliardi. nel 2021 in crescita del 5%. Alle spalle della Germania c'è la Francia con oltre 580 milioni di euro di acquisti di ortofrutta italiana, seguita dall'Austria con quasi 354 milioni.